Patti – Una famiglia di Ucraini in fuga dalla guerra ospitati da un medico
Sono arrivati a Patti i primi profughi in fuga dalla guerra in Ucraina ed i pattesi aprono le porte delle loro case per accoglierli. Un gruppo di sette persone è giunto in città ospitato dal dott. Ferdinando D’Amico, primario del reparto di geriatria e lungodegenza dell’ospedale “Barone Romeo”.
La loro storia parte da Uman dove viveva Ruslana, 35 anni, con i figli Maxim di 8 e Ivan di sei mesi. La madre, Alla, 57 anni, da 17 vive e lavora in città dove si è pienamente integrata. Il primo giorno di guerra ha ricevuto la chiamata della figlia che le raccontava dell’inizio del conflitto con la Russia e subito si è messa in moto per farla arrivare in Italia, assieme alla nipote Natalia, 34 anni e alla figlia Maria, 8 anni. Il viaggio è avvenuto grazie alla carovana umanitaria organizzata dalla chiesa ortodossa di Messina. Poi l’incontro con il dott. D’Amico e la disponibilità all’accoglienza in una abitazione di proprietà. E non solo, il medico pattese, si è adoperato anche per trovare la sistemazione presso la Sacra Famiglia, grazie alla disponibilità della Diocesi di Patti, per due zii, Nicola, 72 anni, e Nina, 66 anni. E proprio quest’ultima ha gravi problemi di salute e, per lei, è già iniziata la corsa per attivare le cure mediche necessarie.
La sofferenza per aver dovuto abbandonare la propria terra si legge sui volti provati anche dalla fatica del lungo viaggio. Ma nelle emozioni che vengono trasmesse c’è anche tanta gioia per essere riusciti a fuggire, mista a preoccupazione per chi è rimasto in Ucraina.
A raccontare la storia della sua famiglia è proprio Alla, felice di avere con sé la propria figlia ed i nipotini. “Dovevano arrivare – ha raccontato – anche altre donne e bambini che purtroppo non sono riuscite a passare in tempo il confine con la Polonia a causa di un bombardamento che li ha tenuti bloccati. Anche il marito di mia figlia che svolge l’attività di medico chirurgo è voluto rimanere per dare aiuto e curare i feriti in ospedale ad Uman. Sono fortunatamente riuscita a far arrivare i miei zii. Mia zia l’8 marzo si sarebbe dovuta operare a causa di un tumore, ma l’intervento non si è potuto fare a causa della guerra”. E, adesso, per lei si apre la speranza di poter essere curata a Patti. “Ci stiamo attivando – ha spiegato il dott. D’Amico – affinchè possa essere visitata e curata nelle nostre strutture.”. Il medico pattese parla con molta naturalezza della scelta di ospitare la famiglia di profughi. “Ritengo – ha detto – sia un atto di umanità dovuto per una comunità che vive un momento difficile a causa della guerra. Il coraggio di queste persone ci dona molto di più di quello che noi possiamo dare loro”.
Il messaggio più bello lo ha lanciato Ruslana, la figlia di Alla. “Il mio più grande desiderio è quello di poter tornare nella nostra terra dopo la fine del conflitto dove far crescere i miei figli in un mondo di pace. Ringrazio per l’ospitalità e per la serenità che ci stanno donando qui a Patti”.
Grazie alla Caritas e al responsabile padre Leonardo Maimone sono disponibili altri 20 posti letto per ospitare donne e bambini in fuga dall’Ucraina.