L’ottimismo è il profumo della vita, nuovi modi di fare politica
Era il giugno 2015, quando, ricevendo la laurea honoris causa in Comunicazione e Culture dei Media all’Università di Torino, Umberto Eco tuonava: “I social permettono alle persone di restare in contatto tra loro, ma danno anche diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano al bar dopo un bicchiere di vino e ora hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”.
I social hanno enfatizzato l’essenza dell’italiano medio che è quello di saperne più degli altri. Tutti allenatori, tutti direttori artistici, tutti amministratori capaci. Tutti a parole, ma poi nel concreto la realtà è ben diversa. E, in un momento storico in cui, per colpa dei “social” tutti sono diventati opinionisti, politologi, esperti in ogni settore, è opportuno tornare a comprendere l’importanza del ruolo del giornale cartaceo e del giornalista. Questo perchè il rischio concreto è che non si riesca più a distinguere la notizia dalla fake news. Il ruolo del giornalista è stato sempre criticato, ma oggi ci si rende conto che quel filtro tra il fatto e il lettore è fondamentale per una corretta informazione. Oggi si corre, anche i giornalisti presi dalla disperazione, cercano di arrivare prima del blogger di turno, dell’abusivo di turno e non verificano più le fonti. Non effettuano più quel filtro fondamentale che era la garanzia per il lettore. E così non si comprende più quale sia la news vera e quale la bufala. Tutto è un insieme centrifugato che va ad esclusivo danno del lettore, nazionale, regionale e locale.
Ognuno dovrebbe svolgere il suo mestiere, anche nel coinvolgimento delle persone. Perchè ci sono tanti modi per far partecipare e sicuramente non attraverso la creazione di tanti giornalisti che non hanno mai consumato le suola delle scarpe per imparare il mestiere.