Mara Buzzanca, coach dell’Alma Basket Patti ed ex cestista, si racconta
Mara Buzzanca, coach dell’Alma Basket Patti ed ex cestista, si racconta. Dopo una lunga carriera che l’ha portata a calcare i parquet della massima serie di A1 e A2 , ha deciso di dedicarsi alla crescita della realtà cestistica pattese, la sua città di origine, e di continuare a vivere la pallacanestro, da allenatrice.
Nonostante le opportunità di andare a cercare fortuna in lidi più ambiziosi, Mara Buzzanca ha scelto di iniziare il suo percorso nella sua città, nella squadra che, nel 2012, con tanto amore ha contribuito a far nascere, l’Alma Basket Patti che ore si trova in testa al campionato di Serie B, girone unico Sicilia e Calabria e sta disputando i playoff per la serie A2.
Come è nata la tua passione per il basket?
La mia passione per il basket è nata tramite Nunzio Ficarra che, grande amico di mio padre, lo ha convinto a portarmi agli allenamenti quando avevo sette anni. E da subito la pallacanestro è diventata l’amore più grande della mia vita. Ed è stato proprio Nunzio Ficarra che mi ha cresciuto e spinto a diventare quella che sono adesso. Devo ringraziare lui per avermi indicato la strada giusta per poter intraprendere quello che era il mio sogno: diventare una giocatrice. Ho iniziato con l’Olimpia Patti ed a quindici anni sono passata alla Rescifina Messina da dove poi tutto ha avuto inizio.
Quando hai capito che il basket sarebbe stata la tua vita?
Quando da Patti mi sono trasferita a Messina. Li mi sono prefissata un obiettivo ed ho capito che volevo diventare una giocatrice. Non è stato facile. La strada è stata lunga ed insidiosa. Ho fatto tanti sacrifici, tante rinunce, ma li ho sempre fatti con grande voglia e determinazione nella consapevolezza di raggiungere quel sogno che avevo da bambina e che poi si è realizzato.
Cosa rappresenta il basket per te?
Il basket mi ha dato tantissimo. Innanzitutto mi ha permesso di acquisire determinati valori che vanno al di là di tutto: il rispetto delle regole, stare all’interno di un gruppo, lo spirito di abnegazione. D’altronde il basket è una scuola di vita e per me lo è tutt’ora.
Quali sono i ricordi più belli della tua carriera?
Sono tanti. Sicuramente tutte le promozioni. In particolare quelle che all’inizio della mia carriera ho fatto con la Rescifina con una bellissima scalata che dalla Serie B ci ha portati in Serie A1 e poi Bolzano Pontedera Rovereto. Li mi sono trovata a giocare con grandissime atlete. Per me era un sogno poter essere in squadra con giocatrici che prima di allora avevo visto solo in televisioni o solo sui giornali e giocare con loro, era l’inizio di una favola. Mi riferisco ad Anna Costalunga Adriana Grasso, Cristina Rivellini, Carmela Verardi, Raffa Di Cicco, Gabriella Serafica e mi scuso se dimentico qualcuno. Tutte atlete che hanno calcato parquet importanti e che giocavano in nazionale. Ma ricordo con piacere e forse il ricordo più appagante la salvezza che ottenemmo con Alcamo con la mia amica del cuore Giovanna Granieri e con a capo coach Dante Cazzaniga che per me è stato un allenatore importantissimo che mi ha dato fiducia è un grande affetto facendomi giocare in A1 a 19 anni dove io non ero nessuno e con un minutaggio importante. E poi ci sono i quattro anni vissuti a Bolzano che per me sono stati fondamentali. Non posso certo dimenticare l’anno di Pontedera, quando siamo salite in serie A1 con una squadra stratosferica. Il basket ti lascia sempre delle emozioni che si ricordano per tutta la vita.
Ci sono allenatori che ricordi con particolare affetto?
Ci sono allenatori che mi hanno dato tanto e che mi hanno permesso di crescere come persona e come atleta e che non smetterò mai di ringraziare perché loro hanno segnato il mio percorso, prima da atleta ed ora da allenatrice. Sono stata fortunata nella mia carriera perché devo dire che ho avuto i migliori e ne ho avuti tanti. Sicuramente il primo è Nunzio Ficarra senza il quale, forse non avrei mai iniziato,colui che mi ha inventata. Poi Giustino Altobelli che mi ha prelevato da Patti e portato a Messina ed inserito nel vero mondo del basket. Se dovessi menzionarli tutti non mi basterebbe una pagina ma con affetto e stima un grazie particolare lo voglio dare a Guido Novello e Marco Rota per avermi fatto maturare come giocatrice. Tutti gli allenatori che ho avuto, ognuno di loro a modo proprio, ha creduto in me, facendomi giocare mettendomi a dura prova e trasmettendomi valori importanti che mi hanno formata come atleta e come persona e solo un grazie penso non basta perché ora capisco che una giocatrice anche se ha talento non può essere giocatrice senza una guida che la indirizza sulla retta via.
Ci sono giocatrici, invece, che ti hanno lasciato qualcosa di importante?
Ho giocato i primi anni di carriera con Anna Costalunga, play della nazionale italiana. Le mi ha insegnato tantissimo, soprattutto che lavorando ed impegnandosi al massimo si può arrivare dove si vuole, ma che per farlo ci vuole sacrificio. Io la guardavo con ammirazione perchè aveva un talento incredibile e m’incoraggiava sempre. Ricordo con grande affetto anche Valentina Petrassi, una delle mie più care amiche, con cui ho giocato per 5 anni a Messina e da cui ho imparato diversi trucchi dello stare in campo. Con immenso piacere ricordo colei che poi è diventata la mia migliore amica, Giovanna Granieri, grande giocatrice di immenso talento. A lei ho sempre cercato di rubare qualcosa della sua esperienza per poi adattarlo alle mie caratteristiche. Ancora Alessandra Zucchelli, amica carissima, grande guerriera e lottatrice. Da lei ho imparato a non mollare mai. Potrei elencare tantissime giocatrici che ho incontrato e che mi hanno arricchito, ma l’elenco sarebbe lungo.
C’è qualche momento della tua carriera che, invece, ricordi con amarezza?
La retrocessione a Livorno dalla A1. La pallacanestro è fatta di vittorie e di sconfitte e credo che le sconfitte siano quelle che ti formano proprio da quelle si arriva alle vittorie. Altri ricordi brutti legati al campo non ne ho. Ma sicuramente l’unico momento difficile è stata la scomparsa della mia amica Paola Mazzali in un incidente stradale. Con lei avevo condiviso quattro anni bellissimi a Bolzano noi due eravamo una coppia di play guardia molto affiatata, quando ci penso sento sempre un nodo in gola, poi alzando gli occhi al cielo, gli dico “ Paola ti dedico questa vittoria “ penso che sia un modo per fargli capire che non l’ho dimenticata e sono sicura che lei da lassù mi guarda e mi guida.
Che giocatrice eri?
Decisa, grintosa e determinata una guerriera sempre alla ricerca di conferme. Sono stata sempre molto rispettosa sia delle avversarie, delle mie compagne ed in maniera particolare dei mie allenatori. Lavoravo duramente, mi impegnavo sempre al massimo e mi sono dedicata con tutta me stessa alla pallacanestro cercando di fare sempre tutto in funzione di essa.
C’è una scelta che rifaresti ed una che non rifaresti?
Quella che rifarei è che sono diventata una allenatrice. Dopo l’ultimo anno a Catania in A2 ho capito che volevo diventare un allenatrice così ho iniziato questo percorso con determinazione. Ho iniziato con tutti i corsi, gradino dopo gradino, fino a diventare un allenatrice nazionale. Vorrei approfittare per ringraziare tutti i miei formatori perché se sono arrivata alla fine e anche merito loro che mi hanno dato la giusta formazione.
Non c’è una scelta che non rifarei, perchè sono soddisfatta della mia carriera, ma forse l’unico rammarico è quello di non aver fatto il playmaker assiduamente perché chissà magari avrei ottenuto qualcosa in più.
Come ti vedi da allenatore?
Oggi mi guardo e cerco di vedermi solo come allenatrice E chiaro che ancora il processo deve essere metabolizzato dentro di me, mi vedo determinata nel raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissata con molta voglia di confronto perché so che serve a crescere e maturare penso che c’è sempre da imparare da ogni allenatore e sono convinta che mi manca stare accanto ad un allenatore di grande esperienza da cui poter imparare anche a gestire determinate situazioni che mi farebbero raggiungere ancora più consapevolezza. Però sono contenta di questo percorso che ho intrapreso e cerco di dare il massimo cercando sempre di migliorare giorno dopo giorno lavorando su me stessa in primis per poi poter trasmettere alle mie giocatrici.
Com’è Mara fuori dal campo?
Noi siamo come giochiamo “ e io sono come giocavo. Determinata, grintosa, ambiziosa, perseverante, sincera e onesta ma anche umile perché credo che l’umiltà ti farà andare avanti. Fuori dal campo mi piace divertirmi, stare in compagnia e condividere la mia vita con le persone che amo e voglio bene.
Non mi resta che dire buon basket a tutti e lo sport più bello del mondo e spero un giorno di poter vedere la mia Alma basket su parquet importante.