INGV – Una Pagina della Memoria come una pietra d’inciampo per la scienza e la cultura
Il 27 gennaio è la data che la Repubblica italiana ha riconosciuto come Giorno della Memoria al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Nel Giorno della Memoria, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) avvia, con il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), della Comunità Ebraica di Roma e del Museo Ebraico di Bologna, una pagina web, la “Pagina della Memoria”, che rappresenta le testimonianze, le immagini e i documenti familiari, anche multimediali, di chi allora operava e studiava presso gli enti di ricerca, le università e le accademie.
Una raccolta di testimonianze atte a raccontare il drammatico impatto delle leggi razziali sulla comunità scientifica e accademica italiana.
Con queste parole, la Senatrice Liliana Segre ha desiderato promuovere la Pagina della Memoria dell’INGV: “Fare memoria nei luoghi di cultura ha un valore doppio. Ricordare significa immunizzarsi contro la peggiore delle pandemie, quella che ha appestato il mondo di odio ed intolleranza”.
Il Giorno della Memoria, che coincide con la data dell’abbattimento dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, ha lo scopo di ricordare a tutti, soprattutto alle nuove generazioni, cosa successe circa 80 anni fa quando la follia nazi-fascista portò all’Olocausto, ossia al genocidio di tutte le categorie di persone ritenute “indesiderabili” o “inferiori” per motivi politici o razziali. Una vergogna indelebile per l’umanità intera: conservarne la memoria è indispensabile affinché tali infamie non si ripetano.
In quel tempo moltissimi intellettuali, scienziati, professori e studenti furono espulsi dalle istituzioni culturali italiane; altri riuscirono a continuare la loro opera rifugiandosi all’estero, contribuendo così allo sviluppo culturale del paese che li aveva meritoriamente accolti. Fra le persone allontanate dalle istituzioni culturali vi furono molte donne la cui partecipazione agli studi e alla vita accademica, nella società ebraica, era assolutamente all’avanguardia rispetto alle consuetudini dell’epoca. La cultura nel nostro paese subì un durissimo colpo. Insegnanti di ogni ordine e grado furono costretti a comprimere le proprie idee e ad asservirle alla dottrina politica imposta dal governo fascista.
“Da donna di pace ricordo a voi ed a me stessa che occorre vigilare, sempre. Diceva Primo Levi: “Attenzione, perché è avvenuto e può avvenire di nuovo”, ha concluso la Senatrice Liliana Segre.