Il mare ai tempi del coronavirus, al via progetto di monitoraggio delle acque e della biodiversità nello Stretto di Messina
E’ stato avviato, nei giorni scorsi, il progetto di monitoraggio delle acque e della biodiversità nello Stretto di Messina, ai tempi del COVID-19,in quest’ambito un gruppo di ricerca si occuperà di valutare lo stato di salute delle acque e degli organismi in alcune aree dello Stretto di Messina, a seguito dell’interruzione di tutte le attività antropiche in mare, dopo l’inizio del lockdown imposto dall’emergenza pandemica.
L’equipe, guidata dalla prof.ssa Nancy Spanò (Delegato alle Iniziative scientifiche a tutela dell’ambiente e del patrimonio marino) è composta dai proff. Orazio Romeo, Gioele Capillo, dai dott.ri Carmelo Iaria, Serena Savoca, Giuseppe Panarello, Marco Albano. Le analisi ed i controlli si svolgeranno presso i laboratori CISS del Dipartimento di Veterinaria, per la cui disponibilità si ringraziano il prof. Fabio Marino, Responsabile del CISS, ed il prof. Giuseppe Piccione, Direttore del Dipartimento SCIVET.
Le attività si svolgeranno con la collaborazione della Guardia Costiera (che ha già manifestato l’opportunità dell’utilizzo di mezzi navali dipendenti allo scopo di effettuare, congiuntamente, prelievi sistematici di campioni di acqua in punti significativi anche a distanza dalla spiaggia) e del Nucleo subacquei (grazie al contributo del Comandante Gianfranco Rebuffat). Un prezioso contributo sarà garantito anche dall’Unità navale della Polizia Municipale, grazie all’impegno del Comandante Marco Crisafulli. Le operazioni in mare, oltretutto, si svolgeranno con l’ausilio dell’Associazione “OLOTURIA SUB” la quale fornirà i subacquei per tutte le fasi di immersione scientifica.
Inoltre, il Comune di Messina – mediante l’assessore Dafne Musolino – partecipando pienamente allo spirito della ricerca, ha confermato la piena disponibilità e richiesto la condivisione di tutti i dati raccolti. Questi ultimi avranno valenza ai fini del riconoscimento della Bandiera Blu. I dati sulla qualità delle acque nelle condizioni determinate dall’attuale situazione di lockdown, verranno anche indirizzati alla Guardia Costiera.Il progetto, concretamente, prevede la realizzazione di video-riprese ad altissima risoluzione (6K) e fotogrammetria tridimensionale degli organismi più significativi, sui fondali in particolari siti target. Le immersioni si svolgeranno nel pieno rispetto di tutte le necessarie misure di sicurezza imposte dal difficile momento presente. I dati saranno analizzati ed elaborati dall’Ateneo peloritano e andranno a costituire un database di grande rilevanza che potrà dare una istantanea sulla situazione della fascia costiera di Messina “ai tempi del coronavirus”. Tali metodi consentono rapidità e replicabilità del modello.
I vantaggi di tali studi saranno elevatissimi: si potrà, infatti, avere una visione cristallizzata dell’attuale stato delle cose a circa 50 giorni dalla chiusura di tutte le attività, tale da poter avviare una riflessione in merito al futuro prossimo. Nel momento in cui la circolazione in mare si normalizzerà, potrebbe esserci un effetto amplificato su ambiente ed organismi marini.
Il campionamento nello Stretto di Messina verrà effettuato nell’area compresa tra Capo Peloro e S. Raineri e laddove necessario verrà esteso alle propaggini settentrionali e meridionali dell’area di studio.I dati raccolti in situ, dopo appropriata elaborazione, potranno consentire di analizzare la struttura generale dei popolamenti all’interno dell’area considerata e di valutare la qualità delle acque a seguito di una evidente riduzione di ogni tipo di inquinamento. Sarà inoltre possibile elaborare comparazioni, per ogni specie ritenuta meritevole di attenzione. E’, infine, di grande importanza capire se esistono modificazioni significative dell’ambiente: al di là di tale ricaduta applicativa, i risultati della ricerca potrebbero concorrere ad aumentare la base di consenso nei confronti del concetto di “biodiversità” e cercare di elaborare Best practices sulla sostenibilità ambientale futura, cosi come auspicato dal Ministero dell’Ambiente.