Coldiretti: Sputnik funziona, ora via libera per salvare raccolti
La prova dell’efficacia del vaccino Sputnik è importante per accelerare il riconoscimento in Italia in una situazione in cui quasi un lavoratore agricolo straniero su due proviene da Paesi in cui è utilizzato. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento ai risultati degli esperimenti, condotti in collaborazione tra Istituto Spallanzani e Istituto Gamaleya che hanno documentato che oltre il 70% delle persone vaccinate con Sputnik V mantengono un’attivita’ neutralizzante contro Omicron.
Un risultato importante per arrivare presto al riconoscimento del siero per l’ottenimento del green pass e garantire la regolarità dell’attività nelle campagne dove un prodotto agricolo su quattro viene raccolto in Italia da mani straniere con 358mila lavoratori provenienti da ben 164 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura, fornendo più del 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo il Dossier di Idos al quale ha collaborato la Coldiretti.
In questo contesto con la pandemia– sottolinea la Coldiretti – molti braccianti provenienti da Paesi extracomunitari non possono attraversare le frontiere per lavorare in Italia in quanto sono vaccinati con il siero russo Sputnik o con quello cinese Sinovac, che non sono riconosciuti in Italia ed in Europa. Si tratta soprattutto – sottolinea la Coldiretti – di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese, spesso stabilendo delle durature relazioni professionali oltre che di amicizia con gli imprenditori agricoli.
Ma per salvare le produzioni Made in Italy occorre anche – conclude la Coldiretti – dare la possibilità a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter essere impiegati nei campi attraverso una radicale semplificazione del lavoro agricolo. Un provvedimento che interesserebbe almeno 25mila italiani in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà.