Gran Carnevale Pattese, un successo targato Ignazio Lipari
In questi giorni di carnevale c’è la corsa affannata a dire di tutto e di più con lo scopo di far capire, a volte esagerando, che l’edizione 2019, la 57esima è riuscita.
Appare un po’ strana questa frenesia di evidenziare il successo di un evento che, finalmente, è tornato a risplendere. Un successo merito della città, di quelle tante persone che con passione hanno fatto tanti sacrifici, anche economici, per poter realizzare carri allegorici e gruppi mascherati degni della storia e della tradizione del carnevale pattese. Ma il merito è solo loro. A loro si deve dire grazie, la città deve dire grazie. A nessun altro.
Ma un grazie la città dovrebbe anche dirlo all’ex assessore Ignazio Lipari che tanto si è speso per poter riportare in alto il Carnevale e che poi, scontrandosi con i muri della politica, ha deciso, crediamo giustamente, di lasciare una nave che non lo ha mai voluto. Perchè in fondo senza soldi nel capitolo, non si possono realizzare grandi cose. Come è stato per il Natale dove senza fondi non si è potuto addobbare la città a festa, regalando un clima triste ed in linea con lo stato di salute del “paese”.
Adesso, dimessosi Lipari, per il Carnevale sono stati trovati circa 10mila euro. Fondi che servono per le coppe, per la pubblicità, per la Siae, per l’animazione e per altro. Ma l’ex assessore, senza fondi, era riuscito a crearlo un programma, adesso ripreso e messo in atto senza di lui. E, quindi, grande merito per l’idea e la dedizione va al’ex esponente dell’esecutivo pattese. Così come un grande grazie va a tutte quelle persone che si sono spese per salvare una manifestazione che, altrimenti, era destinata a morire.
Per una volta la città ha reagito. Lo ha fatta compatta, senza colori politici. L’augurio è che sia l’inizio di un lungo impegno della popolazione per cercare di riportare Patti agli antichi splendori. Altrimenti la fine appare inevitabile.
E non c’è bisogno di affannarsi a dire che tutto va bene, perchè si, tutto va bene Madama La Marchesa.