Patti – Il nuovo Dpcm: le voci degli imprenditori
Da lunedì scorso tutte le attività di ristorazione devono osservare il nuovo orario imposto dall’ultimo Dpcm del Governo Conte. Apertura possibile dalle 5 del mattino e chiusura obbligatoria alle 18. In pratica il decreto anticovid impone ai ristoranti, bar, pizzerie, gelaterie e pasticcerie di svolgere esclusivamente il servizio a pranzo. Una forte limitazione che non tiene conto di diversi aspetti tra cui le differenze territoriali e il fatto che molte attività sono aperte soltanto la sera con un orario che parte dalle 17.
“La situazione è davvero complicata – ha spiegato Nunzio Zampino del That’s Amore. Dopo la chiusura totale di marzo ed aprile, qeste limitazioni rappresentano per noi una mazzata difficile da superare. Noi lavoriamo principlamente nelle ore serali dalle 18 in poi e la chiusura ci penalizza di quasi il 90% degli incassi. A conti fatti chiudere completamente ci consentirebbe di limitare le perdite. Ma vogliamo andare avanti e lottare. Per questo stiamo cercando di trovare soluzioni per incentivare la gente a venire da noi a pranzo con delle soluzioni mirate. Stiamo pensando anche all’asporto e alla consegna a domicilio che non effettuavamo prima perchè non attinente al nostro target. Questo perchè adesso bisogna rimboccarsi le maniche e provarle tutte. Sappiamo che è difficile, ma dobbiamo provarci se vogliamo provare a sopravvivere. Mi auguro che arrivino aiuti da parte del Governo, ma visti i precedenti la speranza è poca. Inoltre dobbiamo anche fare i conti con il personale che, con l’orario ridotto, è in esubero e confidiamo nella casa integrazione che può aiutarci a ridurre i costi altrimenti difficilmente resteremo a galla. Abbiamo rispettato le regole, ci siamo adeguati alle disposizioni e, pur se l’ipotesi di chiusura era nell’aria, abbiamo sperato fino alla fine che non arrivasse. Già la chiusura alle 24 prima ed alle 23 dopo era penalizzante per noi. Ma in questo modo si rischia il collasso”.
Situazione simile per Francesco Ceraolo della Pizzeria Senza Regole. “Già nel periodo estivo, rispetto agli anni passati – ha detto – abbiamo avuto un calo. Abbiamo lavorato molto di più di quelle che erano le aspettative post lockdown, ma non possiamo recuperare le perdite dei mesi di marzo ed aprile. Adesso questa nuova chiusura rischia di metterci in ginocchio. Non ho fiducia in possibili aiuti da parte del Governo visto che la potenza di fuoco messa in campo a marzo non si è vista. Punteremo a potenziare il servizio a domicilio, ma non si può pensare che questo ci permetterà di fare guadagni che vanno oltre la copertura delle spese e quindi arrivare alla fine mese con tranquillità. Anche perchè ci sono i fornitori da pagare e le spese vive che nessuno ci aiuta ad affrontare”.
Si adatta alle nuove regole, ma con il timore per il futuro Stefania Spartà della gelateria Iceland. “Faremo solo asporto per quanto riguarda la gelateria – ha detto. Resteremo aperti fino a dopo cena cercando di sopravvivere. Il futuro è molto nero anche perchè le norme non sono chiare e si crea confusione su ciò che è consentito e ciò che non si può fare. A questo si aggiunge il fatto che molta gente è convinta che tutte le attività sono chiuse dopo le 18 perchè si è generata molta confusione e non è stato spiegato bene che è possibile effettuare il servizio da asporto. Ritengo che i primi giorni avremo particolare difficoltà, mi auguro che la gene comprenda che siamo comunque aperti anche se non si può fare servizio al tavolo o al banco dopo le 18. Ritengo che organizzandosi si possa sopravvivere. Almeno questa è la speranza. Tra una decina di giorni capiremo come sarà la situazione reale. Certamente la situazione non è rosea, se si considera che già nel mese di ottobre, rispetto alle previsioni, c’è stato un crollo vertiginoso che è coinciso con le prime notizie diffuse di possibili chiusure e misure più restrittive in materia di covid. Poi se consideriamo che noi lavoravamo molto dalle 18 alle 20 al banco ed ai tavoli, il calo è inevitabile. Mi auguro che possano arrivare aiuti concreti e non come quelli che ci sono stati nei mesi del lockdown che rasentano l’elemosina”.